immagine Preservare la propria fertilità con una diagnosi di endometriosi

27/03/21 - Dott.ssa Valeria Valentino

Preservare la propria fertilità con una diagnosi di endometriosi

La funzione riproduttiva

Esistono numerose patologie che possono influenzare la funzione riproduttiva della donna: malattie sistemiche (genetiche, infiammatorie, autoimmunitarie, neoplasie) e patologie che colpiscono specificatamente l’apparato genitale: miomi uterini, cisti ovariche, infezioni pelviche, sindromi aderenziali o malattie croniche infiammatorie come l’endometriosi. Questa patologia colpisce più del 10% delle donne in età riproduttiva e circa il 30% risulta affetta da infertilità. Viceversa il 50% delle donne che si rivolgono ad un Centro di Procreazione Assistita risulta affetta da endometriosi.

L’endometriosi causa infiammazione, aderenze tubo-ovariche o entero-genitali, può potenzialmente svilupparsi in qualsiasi distretto corporeo, ma gli organi più colpiti sono le ovaie (50% dei casi) dove forma cisti delle più svariate dimensioni. L’endometriosi è una malattia cronica recidivante: causando dolori, interferisce con la vita di coppia e può richiedere nel corso della vita molteplici interventi chirurgici. Questo cosa comporta? Le donne con endometriosi lo sanno bene, infatti coloro che necessitano del trattamento chirurgico per cisti endometriosiche mono o bilaterali vengono informate del potenziale rischio di andare incontro ad una Premature Ovarian Failure (stimata nell’ordine del 2% nelle donne con malattia di entrambe le ovaie).

Negli ultimi anni si sono moltiplicati i casi di preservazione della fertilità in giovani donne, soprattutto prima dell’esposizione a terapie gonadotossiche tipiche dei trattamenti antineoplastici. I crescenti successi delle tecniche di preservazione della fertilità, attraverso il congelamento di tessuto ovarico o di ovociti maturi, hanno promosso la strategia di preservazione anche in altre categorie di pazienti a rischio di compromissione della funzionalità ovarica per patologia benigna o danno iatrogeno.

Tra queste pazienti rientrano le donne affette da endometriosi.

Di fatto l’endometriosi comporta infertilità e perdita prematura della riserva ovarica in una percentuale consistente di donne affette. Come patologia cronica è inoltre frequente la comparsa di recidive dopo i trattamenti chirurgici. Le giovani donne affette da endometriosi sono pertanto potenzialmente candidabili ai programmi di preservazione della fertilità. Considerando, tuttavia, l’elevata incidenza della patologia tra tutte le donne in età riproduttiva (10-15%) è doveroso limitare l’indicazione a eventuali sottogruppi di donne che veramente potrebbero beneficiare del programma, valutando i pro e i contro di ogni singolo caso.

Scendiamo nel dettaglio, perché si esaurisce la riserva ovarica nelle donne affette da endometriosi?

La risposta

L’esaurimento precoce della riserva follicolare legato all’endometriosi è principalmente dovuto alle tecniche chirurgiche di escissione delle cisti endometriosiche in sede ovarica. Benché a lungo oggetto di dibattito, è ormai accertato che l’asportazione di cisti ovariche tramite stripping (strappo) laparoscopico comporta anche la perdita di tessuto sano, causando una riduzione del numero dei follicoli primordiali ovarici e riflettendosi in un calo dei livelli di ormone antimulleriano (AMH).
Esistono alcune evidenze in tal senso: in caso di stimolazione ormonale della crescita follicolare per fecondazione in vitro, sull’ovaio operato per cisti endometriosica cresce in genere un numero di follicoli ridotto rispetto all’ovaio controlaterale non operato. Pur non essendo ancora del tutto dimostrato, oltre al danno chirurgico la presenza di endometriomi rappresenterebbe per sé un fattore di riduzione della qualità/quantità di ovociti disponibili sull’ovaio affetto. Questo potrebbe essere dovuto sia all’effetto meccanico di stiramento del tessuto sano dovuto al volume della cisti endometriosica, sia al rilascio di sostanze potenzialmente tossiche da parte della cisti verso gli ovociti circostanti. Inoltre, le donne operate bilateralmente mostrano un’età alla menopausa significativamente inferiore rispetto a quella dei controlli.

Purtroppo però anche senza necessità di risoluzione chirurgica l’endometriosi di per sé può causare riduzione del potenziale riproduttivo per le possibili alterazioni qualitative della stessa, è bene tener presente che prima si procede alla conservazione degli ovuli e maggiori saranno le probabilità di successo.

Preservare la fertilità

L’esperienza di preservazione della fertilità in donne affette da endometriosi, nonostante la presenza di un razionale interessante, è ancora molto limitata. Sono state utilizzate entrambe le principali strategie disponibili: sia il congelamento di ovociti maturi dopo stimolazione ovarica, sia il congelamento di tessuto ovarico, ma il numero di pazienti trattate e il periodo di follow-up (controllo) ancora troppo breve non permettono di raccogliere sufficienti dati sull’efficacia delle metodiche in questo gruppo particolare di pazienti.

È ormai comunque dimostrato che l’efficacia di un programma di preservazione della fertilità dipende dal numero di gameti disponibili e dall’età della paziente al momento della crioconservazione.

Nel caso specifico, le condizioni cliniche dei singoli soggetti determineranno l’opportunità di ricorrere al programma di preservazione della fertilità. È utile individuare categorie particolarmente a rischio di infertilità e che pertanto potranno con maggiore probabilità beneficiare di gameti crioconservati; si tratta di pazienti affette da endometriosi ovarica bilaterale o eventualmente già operate con recidiva. In queste donne è, infatti, altamente verificabile la perdita di ovociti dovuta alla chirurgia. Al contrario, le donne affette da endometriosi, ma con almeno un ovaio integro e non affetto da cisti endometriosiche, hanno maggiore probabilità di mantenere un potenziale riproduttivo adeguato, rendendo il programma di crioconservazione meno utile. Situazioni intermedie devono essere valutate considerando il rischio di perdita di tessuto ovarico sano e la possibilità di ricorrere effettivamente al materiale crioconservato.

In conclusione, non esistono ancora sufficienti evidenze per supportare l’applicazione delle tecniche di preservazione della fertilità a tutte le donne in età riproduttiva affette da endometriosi.

 

Bibliografia di riferimento

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2. Practice Committees of American Society for Reproductive Medicine, American Society for Assisted Reproductive Technology. Mature Oocyte Cryopreservation: a Guideline. Fertil Steril 2013 Jan;99(1):37-43.

3. Somigliana E, Viganò P, Filippi F, et al. Fertility preservation in women with endometriosis: for all, for some, for none? Hum Reprod 2015;30(6):1280-6.