La superdonna, che non c’è
Le origini
Vi siete mai sentite osservate e giudicate come madri? Come donne? Intendiamo quelle osservazioni che partono dal presupposto che comunque: potresti fare di più, potresti fare meglio, ci sono donne che lavorano, gestiscono, puliscono, sono felici e non si lamentano mai? Ecco, non le ascoltate, voltatevi dall’altra parte e restiamo tutte molto serene.
Oppure, se siete voi, perché a volte riconosciamo le colpe altrui, senza mettere in discussioni le nostre mancanze, le giudicanti: scopriamo perché siamo osservatrici attente della vita degli altri (che non è sempre un male assoluto).
Il mito della superdonna.
Il mito della superdonna, della mamma che tutto può e che tutto fa bene è un termine di paragone errato, scorretto e decisamente poco funzionale alla crescita. Perché sì ogni momento della propria esistenza è una buona opportunità per crescere.
Partiamo dalla base: paragonarsi agli altri è funzionale all’autostima. Tendenzialmente andiamo a cercare un confronto per comprendere un fallimento, un processo mentale utile e necessario per migliorare un lavoro, un procedimento che non ha raggiunto l’obiettivo auspicato, o per sollevare la propria autostima in un momento di sconforto. Entrambe le occasioni hanno alla base una positività distinta. Quando l’azione di confronto va a minare l’autostima, ossia la capacità di giudicarsi in modo costruttivo, si dà adito a manifestazioni malevoli. Come riconoscerle?
Prima di tutto l’invidia. Un sentimento che se estremizzato porta a pensieri orribili, come provare felicità per l’insuccesso di qualcuno. In seconda battuta, ma non certo per leggerezza, il complesso di inferiorità: riconoscibile proprio dall’esternazione di pensieri poco felici. Una caratteristica fondamentale di questo, che in psicologia è classificato come “disturbo”, è la presenza costante di pensieri negativi. Quando una persona comunica solo con espressioni e discorsi a carattere negativo, sta dando sfogo a quello che sente dentro.
Come è possibile allora trovare termini di paragone corretti, che aiutino soprattutto noi donne a non dar vita al mito della super donna che tutto può? Un mito che ha la tendenza a farci sentire spesso inadeguate, poco soddisfatte e per niente lucide su argomenti interessanti come: conoscere e riconoscere i propri limiti, apprezzare la propria vita, prendere il tempo necessario per godersi ogni momento che la vita è in grado di regalarci, e trovare poi parametri di paragone funzionali alla crescita, e perché no, anche a rimettere in sesto la propria autostima.
Anche alla base di questa conoscenza c’è un obiettivo molto nobile: essere felici.
Insomma, come possiamo contrastare l’imperante sistema di comunicazione che sempre ci mette a confronto l’una con l’altra? Come possiamo essere realmente alleate?
La soluzione
Dobbiamo migliorare il sistema di comunicazione, proprio noi donne.
C’è una verità che è necessario non dimenticare mai. Noi donne abbiamo cominciato a comunicare liberamente tra noi da meno tempo degli uomini. Nonostante possiamo vantare una velocità incredibile, ad imparare e a migliorare, i secoli di libertà che mancano alla nostra comunicazione, ha fatto sì che l’intelligenza collettiva femminile ancora pecchi in vera solidarietà, in reale conoscenza e in un aiuto concreto.
Dobbiamo migliorare la nostra intelligenza relazionale, e se vediamo qualcuna che realmente sembra battere i limiti della fisica, basta domandarle “Ma come fai?”.
Nessuno è migliore di te, perché ognuna ha la sua storia, ed ognuna è un po’ una superdonna.
E come sempre, anche in questo caso, la felicità passa dalla conoscenza.